29 marzo 1946, una Vespa in città

foto1_copertina-2

Concluso il secondo conflitto mondiale, gli aeroplani e i motori d’aviazione fabbricati dalla Piaggio non servivano più. Nei suoi stabilimenti a Pontedera, un piccolo comune in provincia di Pisa, c’era bisogno di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di autentico, senza obbiettivi militari, e che suscitasse ottimismo, spensieratezza, libertà.

Perchè gli italiani dovevano rialzarsi, ricominciare, “rimettere in moto” la propria vita.

Forse è proprio questa espressione ad aver stuzzicato Corradino D’Ascanio, ingegnere già inventore dell’elicottero. In un primaverile 29 marzo del ‘46, presso il Circolo “Golf Club” dell’Acquasanta di Roma, presenta il suo brevetto della Vespa, uno dei più grandi fenomeni dell’industria motoristica mondiale.

La storia di questa geniale intuizione a due ruote prende il via un paio di anni prima, con l’arrivo dell’MP5 Paperino: seppur vagamente simile alla Vespa, il modello era considerato un “brutto anatroccolo” per via del suo aspetto goffo. Il progetto viene così accantonato per sempre. Da questo fallimento, Enrico Piaggio comprende che solo un progettista privo del primordiale concetto di motocicletta avrebbe potuto realizzare qualcosa di davvero innovativo e straordinario. Decide così di investire le sue speranze proprio in D’Ascanio, un uomo che (oltretutto) le motocliclette le detestava moltissimo.

L’ingegnere sfrutta le sue conoscenze di progettista aeronautico e inventa la prima moto a scocca portante, modellando una posizione attorno al disegno di un uomo comodamente seduto in poltrona per far si che la guida, soprattutto se prolungata, fosse il meno stancante possibile. Nasce così la prima Vespa: motore concettualmente derivato dai motori d’accensione aeronautici, cambio sul manubrio e ruota di scorta.

Tralasciando la scheda tecnica, sulla scelta del nome veleggiano varie ipotesi. La versione più nota, riguarda l’esclamazione “sembra una vespa!” del signor Piaggio alla vista del prototipo, per via del suono del motore e della sua carrozzeria.

Priva di fondamento e smentita dai vari esperti del veicolo è invece una seconda teoria, secondo cui il termine rappresenterebbe l’acronimo di Veicoli Economici Società Per Azioni. Qualunque sia la sua origine, “Vespa” è un nome che ha fatto il giro del mondo, che è diventato icona del benessere e persino testimone d’amore per intere generazioni.

La Vespa, simbolo di romanticismo e del design made in Italy, è un oggetto di culto vintage che non passa mai di moda. Ed è bello da vedere anche sul grande schermo… immaginate che noia “Vacanze romane” con Audrey Hepburn e Gregory Peck in giro alla scoperta della Capitale su un semplice taxi?

Articolo tratto da FormulaPassion.it

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *