Vespa elettrica e veicoli autonomi Pontedera prova la rivoluzione bis

Vespa-Elettrica-EICMA

La due ruote che cambiò la vita degli Italiani torna in versione Eco. E’ accompagnata da due gioielli tecnologici. Da Boston la divisione Fast Forward guida l’innovazione. Gita e Kilo sono i modelli che assistono le persone nei movimenti. Bene il bilancio 2016

Con l’invenzione della Vespa la Piaggio ha rivoluzionato la mobilità su due ruote e oggi, a distanza di settant’anni, prova nuovamente a cambiare le abitudini degli italiani con il lancio della Vespa elettrica e di due veicoli autonomi in grado di assistere le persone nei loro spostamenti.

Con queste credenziali non stupisce che l’azienda di Pontedera sia uno dei simboli del made in Italy che gli Stati Uniti hanno messo nel mirino, se non fosse che i dazi doganali colpirebbero solo il 2% del suo fatturato.

La divisione che sta sviluppando i progetti più innovativi si chiama Piaggio Fast Forward, ha sede a Boston dove è stata costituita nel 2015 ed ha presentato i primi due progetti all’inizio di quest’anno, droni autonomi e intelligenti: quello di dimensioni minori (Gita) è un veicolo che trasporta fino a 18 chili e può raggiungere i 35 km/h seguendo una persona o muoversi autonomamente in un ambiente mappato; il fratello maggiore (Kilo) si caratterizza per un appoggio su tre ruote ed è in grado di portare fino a 100 chili.

In occasione della celebrazione dei 130 anni dell’azienda il presidente e amministratore delegato Roberto Colaninno ha fatto riferimento proprio a questi due progetti per illustrare lo sviluppo futuro di Piaggio: «Il futuro è continuare a portare i prodotti del gruppo in tutto il mondo.

Per fare alcuni esempi, negli uffici di Piaggio Fast Forward di Boston è nato Gita, un veicolo robotizzato al cui progetto stanno lavorando

trenta giovani e che rappresenta il futuro della tecnologia mondiale nel campo della mobilità. Inoltre stiamo consolidando il progetto della Vespa Elettrica, che lanceremo sul mercato nei primi mesi del prossimo anno, e abbiamo lanciato il progetto “Cina”, pensando che in quel Paese si svilupperà fortemente la tecnologia elettrica come soluzione principale all’ormai insostenibile problema dei trasporti e del traffico».

Nonostante la Vespa sia la due ruote più conosciuta del gruppo Piaggio, la sua gamma di motoveicoli arriva fino ai 1400 cc della Moto Guzzi, coprendo tutte le cilindrate intermedie con i marchi Aprilia, Gilera, Derbi e Scarabeo, oltre a vantare una presenza nei veicoli commerciali con l’Ape, il Porter e il Quargo. In ambito sportivo questi marchi hanno garantito alla Piaggio ben 104 titoli mondiali così suddivisi: Aprilia 54, Derbi 21, Moto Guzzi 15 e Gilera 14.

Sul fronte dell’innovazione va invece ricordato il primo scooter a tre ruote (Mp3), in grado di garantire una maggiore sicurezza al guidatore, recentemente adottato anche dalla polizia di Madrid. «Nei suoi 130 anni di storia Piaggio ha fatto cose straordinarie — prosegue Colaninno — È un’impresa che ha dimostrato capacità di innovare i prodotti in modo impensabile in Italia. Abbiamo inventato l’elicottero, e il brevetto fu poi ceduto, la littorina, un’auto che fu antesignana della 500, abbiamo disegnato aerei e naturalmente la Vespa. Noi abbiamo raccolto il testimone di questa storia e ora dobbiamo portarlo avanti».

Oggi Piaggio è un’impresa internazionale e oltre allo stabilimento di Pontedera, dove lavorano oltre 3.500 persone, ha una forte presenza nel Sud-est asiatico. A Baramati in India ha uno stabilimento dove vengono prodotti i veicoli per trasporto leggero a tre e quattro ruote, lo scooter Vespa (per il mercato indiano), lo scooter sportivo Aprilia SR 150, nonché motori diesel e turbodiesel per i veicoli commerciali del gruppo.

A Vinh Phuc in Vietnam vengono invece prodotti gli scooter Vespa e Piaggio destinati al mercato locale e all’area Asia-Pacifico. In Cina Piaggio opera con una società in joint venture — la Zongshen Piaggio Foshan Motorcycles di Foshan nella provincia del Guangdong — ma, come anticipato dal presidente, ha piani di crescita nel Paese. Negli Stati Uniti, infine, oltre alla Piaggio Fast Forward di Boston, c’è il polo di ricerca e sviluppo Piaggio Group Advanced Design Center che ha sede a Pasadena in California.

La rete distributiva è ovviamente molto più ampia e globale: nei primi mesi del 2017 è stata ulteriormente rafforzata grazie al raggiungimento del traguardo di 200 Motoplex aperti in Europa, nelle Americhe, in Oceania, in Asia e nel sub-continente indiano.

Si tratta degli store multibrand del gruppo, lanciati solo due anni fa, che si affiancano alla rete distributiva tradizionale. La solidità di Piaggio la si può cogliere appieno leggendo i risultati di bilancio 2016, che ne fanno una delle small-cap italiane più apprezzate dagli investitori.

L’anno scorso il fatturato consolidato è stato pari a 1,3 miliardi di euro, in crescita dell’1,4% rispetto ai dodici mesi precedenti; il margine operativo lordo ha fatto registrare un aumento ancora più deciso passando da 161,8 a 170,7 milioni e altrettanto ha fatto l’utile netto attestatosi a quota 14 milioni (+18,3%).

Le vendite sono andate molto bene nella regione Emea (Europe, Middle East, and Africa) e nelle Americhe, dove hanno fatto registrare un +5,7%. Le cose sono andate meno bene in India, soprattutto a causa dell’impatto negativo del cambio (-4,1%; -0,1% a cambi costanti) e nella regione Asia Pacifico (-5,3%; -4,8% a cambi costanti), ma le vendite del primo trimestre 2017 avrebbero già recuperato parecchio terreno.

Complessivamente le vendite delle due ruote sono state pari a 916,5 milioni di euro (+3,6%), mentre i veicoli commerciali hanno chiuso il 2016 con giro d’affari 396,6 milioni (+4%).

Sulla Borsa di Milano, dove è sbarcata nel 2006, Piaggio vale oggi 670 milioni di euro; a Piazza Affari è quotata anche la holding di controllo Immsi, gruppo con un giro di affari di oltre 1,3 miliardi, incluso nell’indice Ftse Italia Small Cap. (m.fr.) La Vespa ha 70 anni di vita.

I primi modelli usciti dalla fabbrica di Pontedera della Piaggio restano oggetto di culto Nella foto sotto Roberto Colaninno

Articolo tratto da Repubblica.it

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